Giorgio Morandi

Omaggio alla pittura di paesaggio del maestro

Articolo di Anna Rita Delucca, pubblicato su Contemporart, Anno X, n.13/33, luglio /settembre 1994, Edizioni Ghirlandina, Nonantola (Mo), pp.20/21.

                                                                                               La strada bianca, 1933. Acquaforte

Il 18 giugno 1964 l'artista si spegneva nella quiete della sua stanza in via Fondazza da cui tante volte aveva osservato il celebre Cortile per poi ritrarlo nei silenziosi e solitari Paesaggi sempre privi di presenze umane. 

Il realtà tutta l'arte di Giorgio Morandi è funzionale all'uomo anche se mira ad uno studio interiore e spirituale dell'esistenza.


Nato in una città prestigiosa per la cultura italiana, grazie all'antichissima e famosa Università, ma poco ricettiva nei confronti della sua personalità alquanto schiva e sprezzante della mondanità salottiera, il pittore bolognese per parecchio tempo fu valorizzato soltanto dagli sforzi di alcuni importanti intellettuali come Raimondi, Arcangeli, Vitali che riuscirono subito ad individuare in lui quella grandezza artistica in seguito riconosciuta dal mondo intero.

L'amore per la pittura di paesaggio gli nacque già durante la prima giovinezza, dopo i soggiorni estivi sulle colline di Grizzana; in questo periodo infatti studiava le tecniche di pittori come Cèzanne, il protocubismo, il futurismo e la metafisica di De Chirico contemporaneamente a quelle degli antichi Giotto, Masaccio o Piero della Francesca che inebriavano la sua fantasia con la loro potenza visiva. 

In seguito tutto ciò lo condusse all'elaborazione di uno stile personalissimo, intriso di conoscenze antiche e moderne insieme, giungendo in tal modo a sublimare le proprie immagini al di sopra della realtà sino ad una visione che trascendeva oggetti ed umanità stessa. La disciplina spirituale di Morandi fu sempre talmente rigorosa da spingerlo, nel periodo della piena maturità, a chiudersi in una dimensione solitaria, lontana dal tempo e dal mondo che lo circondava pur conservando, per tutta la vita, una notevole sensibilità verso le novità artistiche e culturali del suo tempo.

A partire dal 1938 attuò la scoperta del colore caratterizzata da bianchi abbaglianti, blu accesi e rossi brillanti che donavano ai dipinti un senso di squillante gioiosità.
Gli anni Quaranta furono quelli dell'avvicinamento all'essenza della realtà, fino al compimento della cosiddetta 'opera al nero' che metteva in evidenza lo stato di forte inquietudine imperante nel suo spirito.
Il secondo conflitto mondiale lo trascorse immerso nella più profonda costernazione rifugiandosi con la famiglia sull'Appennino grizzanese dove, però, in breve tempo venne costituita la linea del fronte e comparvero i tedeschi. I paesaggi velati di zone d'ombra o abbagliati dal chiarore assoluto del sole pomeridiano, restano ancora oggi tra i più significativi della sua carriera artistica ma soprattutto rivelano la via da lui seguita per reagire agli orrori della guerra: quella dell'interiorità.
Agli anni Cinquanta risale il cosiddetto 'scatto mentale' che si prolungò per tutto il decennio. Le opere di questo periodo sono pervase da una 'monotonìa' quasi ossessiva che tende ad una variazione di toni ma non di soggetti e di composizione. Mentre Morandi studiava la propria capacità di astrazione abolendo le ombre e vestendo con una luce frontale i paesaggi, la sua arte venne finalmente riconosciuta dalla critica come arte senza tempo sempre attuale: questo gli diede l'opportunità di essere invitato alla prima edizione di "Documenta" a Kassel, nel  '55 ed in seguito gli consentì di ottenere una serie di successi, come il premio per la pittura alla IV Biennale di San Paolo del Brasile.


L'ultima fase della vita fu piuttosto prolifica ma la sua mano era divenuta insofferente, nervosa, le figure erano prive di volume e la materia ribolliva quasi a rifuggire la tela volendo esprimere con forza una certa insoddisfazione interiore.
Il pittore ormai settantenne trascorse quest'ultimo periodo nella quiete di Grizzana dove, alcuni anni prima, aveva fatto costruire una casa, ancora oggi di proprietà della famiglia ma che costituisce un polo di richiamo culturale e turistico per il Comune grizzanese, il quale, già da diverso tempo, ha fondato nella propria sede un Centro di Documentazione per il recupero e la conservazione di scritti e testimonianze riguardanti l'opera morandiana,che dal prossimo anno verrà trasferito presso i vecchi fienili del Campiaro, tante volte ritratti dal Maestro, dove sono già stati avviati i lavori di ristrutturazione.
Quest'anno ricorre il trentesimo anniversario della morte di un personaggio semplice e straordinario, meritevole di aver liberato la propria città dall'oppressione di un accademismo culturale oramai sorpassato.
Morandi si spense nel silenzio più discreto, così come discreta e silenziosa era stata la sua esistenza dedita al perfezionamento di un'arte senza tempo che silenziosamente ha conquistato il mondo. 
                                                                                                                                                      

                                                                                                 A.R.D. Anno 1994  (Copyright) 

                                                      Giorgio Morandi (3° da sinistra ) all'Accademia di  Belle Arti di  Bologna 

                                                                          con  gli artisti Severi, Chiappelli, Marzocchi e Majani

                                 Foto  rarissima, dal  libro di  A.R.Delucca 'La collina dell'anima' Ediz. Cordero, Genova 2018, p.74                                                                                                               (Copyright)


 Pittura di paesaggio nell'opera di Giorgio Morandi. Con una prefazione di Paola Sega Serra Zanetti, edizoni Svolta, 1995, 108 pagine con illustrazioni in b/n.

Questo libro, pubblicato nel  1995, non è più in commercio. Per ricerche e studi  è reperibile presso Il volume è presente in Polo bibliotecario OPAC 

Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\0247398]Catalogo del Polo Bolognese del Servizio Bibliotecario Nazionale   https://sol.unibo.it/SebinaOpac/resource/pittura-di-paesaggio-nellopera-di-giorgio-morandi/UBO0065261 e biblioteche regionali Emilia Romagna

-Citato in "Critica radicale" Rivista semestrale tecnico/scientifico di Tullio Vietri, Anno VII,n.1, gennaio-giugno 1995, p.22.

-Citato in "Arte", mensile di Arte cultura informazione, Editoriale G. Mondadori, n 259, Febbraio 1995, p.131

-Citato in "Il Resto del Carlino", 18/05/1995 in occasione della presentazione del libro presso la Sala del Consiglio Comunale di Grizzana Morandi.

- Citato in " La pittura di paesaggio per Morandi", articolo di S. Di Carlo , " Il Resto del Carlino", 21/05/1995.


                                                             Laura Bertazzoni  'Silenzio morandiano', Prova d'artista, acquaforte, 2014 


Dedicato a Giorgio Morandi. 50° dalla scomparsa (18/06/1964). Omaggio dall'arte del nuovo millennio".

 Articolo di A.R.D. in occasione della mostra dedicata al pittore Giorgio Morandi per il cinquantesimo anniversario dalla sua scomparsa, Pubblicato su ingresso-Libero, rivista bimestrale di arte, letteratura, fotografia diretta da Paolo Bassi, N.15, luglio 2014, p.16

Si è conclusa con successo e grande affluenza di pubblico la mostra organizzata alla galleria dell'associazione arte e cultura La Corte di Felsina, in omaggio al grande pittore e incisore Giorgio Morandi.
In occasione del cinquantenario dalla scomparsa del celebre artista la sua città natale ha realizzato una serie di importanti eventi per commemoralo: visite guidate alla casa-museo di via Fondazza 36, le collezioni di enti pubblici e privati, esposizioni nei luoghi frequentati dall'artista durante i suoi soggiorni estivi come Roffeno e Grizzana, sull'Appennino bolognese.
La mostra, curata dallo storico dell'arte Anna Rita Delucca, era suddivisa in tre sezioni la prima delle quali presentava un percorso di visita dedicato ad alcuni importanti maestri dell'arte che furono allievi di Morandi, da Aldo Borgonzoni a Pompilio Mandelli, da Norma Mascellani a Carlo Caporale fino a Carolina Marisa Occari l' ultima sua allieva, oggi vivente, nella tecnica incisoria.
Nel secondo settore erano riuniti disegni, fotografie e incisioni di artisti contemporanei: Filippo
Mattarozzi con i suoi realistici ritratti realizzati esclusivamente con matita nera, i grandi formati fotografici di Paolo Bassi, Luca Donati e i pannelli in forex, Silvia Boldrini e la sua pittura digitale, la sofisticata composizione realizzata da Il Custa, la digital art di Margherita Calzoni, infine le bellissime acqueforti e calcografie di Laura Bertazzoni e Annalicia Caruso - quest'ultima in concomitanza con la mostra ha effettuato visite guidate per il pubblico presso il suo laboratorio d'incisione MuseOrfeo a Bologna in via Orfeo 24 -.
L' ultima sezione era dedicata a pittura e scultura con artisti di grande estro che si sono cimentati ciascuno in maniera del tutto personale, a rendere omaggio al grande maestro bolognese. Un solo filo
conduttore: il tema del tempo, la natura, i piccoli ed umili oggetti tanto cari a Morandi, seppure riproposti con stili diversi ed originali.
La metafisica di Giovanni Greco e Nagra (Graziella Massenz), la pittoscultura di Anna Maria Guarnieri, iperrealismo e astrattismo di artisti come Stefania Russo , Dolores Principe, Mario Sepe si affiancavano alla filosofia del movimento lento e imperscrutabile di Francesca Morozzi. Il ritratto meditativo di Laura Zacheo alternato ai paesaggi classici e silenziosi di Riccarda Garattoni Galli e Paola Antonelli; i romantici cipressi di Nicoletta Spinelli accanto alle spoglie montagne di Lorenza Beltrami richiamano alla mente la tematica morandiana della solitudine e del contatto con il mondo interiore. Colori vivi e prorompenti nei quadri di Davide Vito Monaco, ma pure il 'pseudo-naif' di Maria Luigia Ingallati commemorano, in uno stile del tutto autonomo, il grande pittore attraverso il soggetto paesistico. Fiori in un tripudio di tenui e timide tonalità si stagliano nelle opere di Tina Copani e Giancarlo Martelli mentre l'ocra, il verde e il bruno terroso, tipici della pittura del grande maestro si ripropongono nelle bottiglie e nature morte di Fabrizio Malaguti e Patrizia Pacini Laurenti. Infine le sculture in ferro di Carlo Pazzaglia e le terrecotte di Carla Righi: opere, ancora una volta, legate alle tematiche morandiane della meditazione, della spiritualità e della natura. Un omaggio dedicato al grande pittore dell'interiorità realizzato e trasmesso al pubblico attraverso i vari punti di vista della creatività e differenti tecniche di rappresentazione.

                                                                                                                                                A.R.D.  giugno 2014( Copyright)

Locandine e documentazione mostra su:  

www.lacortedifelsina.it/la-sacralita-nellarte-2/


LA COLLINA DELL'ANIMA
Giorgio Morandi e la sua Grizzana

--------------
Autore Anna Rita Delucca
-------------
Edito da Cordero Editore Genova
-------------
Anno 2018
-------------
ISBN 978-88-98130-96-2


Origini e storia di una Montagne Saint Victorie italiana. Grizzana Morandi è un territorio tutto da scoprire, arroccato nel silenzio ascetico dell' Appennino tosco-emiliano.
Come Cézanne anche Giorgio Morandi incontrò un magico luogo d'ispirazione dove la sua spiritualità potè esprimersi attraverso la pittura di paesaggio, raccontando l'anima, descrivendo un mondo altro che va oltre la realtà visibile.
Ma questi LUOGHI DEL SILENZIO racchiudono una storia millenaria, attraversata da culture ed eventi i quali, nel corso dei secoli, hanno plasmato le popolazioni che si sono succedute nelle terre straordinarie dell'Appennino.

Il libro è corredato di numerose fotografie a colori e alcuni inediti, tra cui la copertina recante un ritratto di Giorgio Morandi realizzato dal pittore Gabriele Donelli. 

https://sol.unibo.it/SebinaOpac/resource/la-collina-dellanima-giorgio-morandi-e-la-sua-grizzana/UBO5299271


Presentazione  alla Biblioteca Comunale di Villa Mingarelli, Grizzana Morandi dal Sindaco Graziella Leoni. 08 settembre 2018

Presentazione presso la libreria Squilibrai, S.Lazzaro di Savena,Bologna - marzo 2019

Presentazione presso  Mondadori Bookstore, Bologna, 8 novembre 2019 

Presentazione  presso  La Corte di Felsina , Bologna, giugno 2018 

-------------------------------------------------------------------------------------------------

Citato in

https://www.cittametropolitana.bo.it/portale/Comunicazione/Notizie_dai_Comuni

https://www.appenninobolognese.net/apbo/index.cfm?event=scheda&qpTemaID=0&qpTAS3=40102&qpGEO2=10000&qpNEWS_ID=5015773&qpParolaChiave=&qpPeriodoID=0&qpOrderBy=&qpRowNro=1
----------------------------------------------
https://vergatonews24.it/2018/09/07/il-rapporto-tra-giorgio-morandi-e-il-paesaggio-dellappennino-
raccontato-da-un-libro/

-----------------------------------

Wikipedia : Giorgio Morandi - alla voce 'Bibliografia'



Presentazione alla libreria  SQilibrai , s.Lazzaro  di  Savena,Bo. Marzo  2019


Presentazione a La Corte di  Felsina, giugno 2018


Storia arte e natura delle colline amate da G.Morandi

In rubrica : I  tesori  del borgo

Articolo di A.R.Delucca, pubblicato su Art&trA, Rivista d'arte e cultura, Bimestrale Anno 10°,n.78,ott./nov. 2018. Edizioni Acca Roma, pag. 119-121

L' Appennino Bolognese è un territorio straordinario per le sue bellezze naturalistiche ma anche per il ricco patrimonio storico/ artistico e culturale conservato, tramite le generazioni, fino ai nostri giorni . 


E' pur vero che queste alte colline dalla natura selvaggia, hanno attraversato epoche assai difficili nel corso dei millenni, assistendo a spopolamento ed abbandono del territorio per molteplici vicissitudini ma è anche dal disagio che deriva la ricchezza del costume culturale, tipica delle affascinanti terre emiliane.

Recentemente, Cordero Editore di Genova, per la collana Scarlatta - Saggistica, ha pubblicato un testo di storia dell'arte che, non a caso, reca come titolo La collina dell'anima .Giorgio Morandi e la sua Grizzana in cui si descrive il rapporto tra il grande pittore dell' 'interiorità' e questi luoghi solitari, silenziosi, così vicini alle dolci, morbide colline toscane ma in realtà, tanto diversi per la propria orografia, aspra e nel contempo umile, dalle tinte verdi ed ocra, proprio come Morandi li ritraeva.

Il territorio di Grizzana ha un'estensione molto ampia, all'incirca 80 chilometri quadrati e comprende parecchie vallate, borgate e frazioni d'origine antichissima, addirittura preistorica, dislocate in altura o lungo le rive del fiume Reno.

La più nota è Marzabotto, dove si trova la necropoli dell'etrusca Misa, che presenta un interessante museo, ricco di reperti, in cui sono conservate all'aperto, varie tombe sormontate da pietre di forma ovale (Omphalos) la cui denominazione coincide con il topònimo dell'antico Mons Palens (monte di Pale, dea della fertilità), oggi Montovolo, che si erge alto a pochi chilometri sopra la valle del Reno, in cui si ammira un antichissimo sacrario, dedicato alla Beata Vergine della Consolazione, edificato in epoca medievale sulle rovine di un tempio pagano, d'epoca etrusca, poi ricostruito dai romani. 

Accanto alla piccola chiesa - meta di pellegrinaggi millenari, seppure tra impervie ed intricate boscaglie che, in età remota, erano infestate da lupi e cinghiali - si trova un bellissimo oratorio, dedicato a santa Caterina d'Alessandria d'Egitto. Il complesso conserva, tuttora, affreschi di pregio raffiguranti le storie della santa.

A partire dall'alto medioevo si susseguirono sanguinose lotte per garantirsi le terre da parte di rozzi signorotti, quali i famigerati conti Panìco che, mentre costruivano castelli difensivi, sottomettevano i contadini costringendo la Chiesa e il Comune di Bologna a periodici interventi per controllarne l'arroganza ma pure, le diatribe guelfe e ghibelline che, dalla vicina Firenze si espansero fino al territorio bolognese, trovarono terreno fertile, trattandosi allora come oggi, di zone di transito obbligato tra l'asse toscano che dal nord conduceva al centro Italia.
I tipici borghi medievali- perfettamente restaurati dopo anni di abbandono- che si stagliano lungo il crinale grizzanese, sono realizzati in pietra autoctona, dai leggendari Maestri Comacini, una congrega di mastri muratori, specializzati, dall'origine ancora incerta : si presume, infatti, ch'essi provenissero dal territorio comasco ma il nome potrebbe avere un'accezione differente, ovvero da ' cum machinis ', a identificare gli argani e le impalcature usate per la costruzione degli edifici. I Comacini si riunivano in corporazioni (Collegia) e insegnavano l' arte muratoria di stile romanico lombardo, nella schola , inoltre contrassegnavano i loro edifici con simboli esoterici come la rosa crociata. In forza di tali indizi c'è chi suppone che i Maestri Comacini potrebbero essere stati gli iniziatori della massoneria.

Bellissimo borgo comacino, perfettamente recuperato nella sua tipica architettura, è proprio La Scola, a qualche distanza da Grizzana Morandi, con le sue case balchionate (con accesso principale da un'entrata a balconcino, posta al piano superiore rispetto al pian terreno). Questo piccolo agglomerato fu meta di scontri tra Longobardi e Bizantini. Il nome stesso è stato oggetto di studio per una possibile derivazione non da schola ma da sculca, un termine longobardo che definisce uno scolo, un fosso.

Lungo il percorso che da Grizzana Morandi conduce al Comune di Vergato si trova un castello unico nel suo genere: è la Rocchetta, edificato nell'Ottocento dall'eclettico conte Cesare Mattei, il quale, al ritorno dai suoi numerosi viaggi esotici, creò un' originale architettura, costituita da differenti stili, tutti acquisiti presso le culture che egli aveva visitato. Nel fiabesco maniero il conte ospitò personaggi, provenienti da tutta Europa, attratti dai suoi esperimenti elettromagnetici ed omeopatici, per la cura di vari generi di malattie, trattamenti a cui si sottopose anche il celebre scrittore Rimbaud e che interessò persino Dostoevskij.
Un vasto territorio ricco di storia, d'arte e di curiosità da esplorare ma anche una natura bellissima e rude, da ammirare e contemplare: proprio come accadde a Giorgio Morandi, il quale, dal 1913, frequentò questi luoghi durante le sue estati a Grizzana, prima presso la villa Veggetti, poi alla pensione Italia e infine costruendovi la sua casa (oggi divenuta museo, per donazione al Comune da parte dell'ultima erede, Maria Teresa Morandi ) eretta di fronte ai famosi Fienili del Campiaro che l'artista ritrasse in moltissimi lavori pittorici ed incisòri. Una casa goduta per soli quattro anni ( dal 1960 al 1964,quando morì) ma che racchiude in sé tutto il suo mondo, un nido che è lo specchio di una personalità meditativa e riservata ma non scostante verso il prossimo, una personalità che, attraverso l'osservazione di queste colline solitarie e silenziose, riusciva a percepire 'oltre la realtà' quel 'mondo altro' che sta al di là della materia: tutto questo Morandi lo realizzava proprio tramite la rappresentazione, ripetuta all'infinito, del valore, semplice ma indispensabile, dei più piccoli ed umili soggetti della natura.
                                                                                                                                     Anna Rita Delucca nov. 2018(Copyright)


  Però quella mela! 

                                                                                        La natura secondo Giorgio Morandi 

                                           Particolare del dipinto di Ludovico Carracci  "Allegoria della Provvidenza" (1604/1605). Musei  Capitolini, Roma 

"Alla mostra dei Carracci a Bologna egli restò muto di fronte alla sfilata di quei grandi quadri, insensibile alla floridezza, alla vita sentimentale che li animava....Ruppe infine, l'ostinato, eloquente silenzio, per dirmi "...Però quella mela!.." Il frutto, isolato e còlto dal suo occhio che sapeva vedere, mi apparve allora vivo, in tutta la sua freschezza e corposità, nel suo schietto, affettuoso naturalismo..."  (Nota 1) 

Così scriveva Luigi Magnani Rocca (Nota 2) ricordando l'amico/pittore Giorgio Morandi e la sua diffidenza verso tutto ciò che gli pareva grandioso, decorativo e retorico.

L'amore per la semplicità e per l'essenza delle piccole cose, muove tutta la dinamica creativa di Morandi, sia quando rappresenta la natura, nei paesaggi delle colline bolognesi, sia quando ritrae frutti, fiori, ciotole o bottiglie.

In realtà, la frutta non costituisce un soggetto così consueto nel suo repertorio: le opere in cui compaiono fruttiere o stoviglie contenenti pere, susine, cotogne e pomi - tipici del territorio bolognese ed appenninico in cui l'artista trascorreva le proprie estati- non sono molto numerose, sia rispetto alle serie di bottiglie e barattoli, sia rispetto al corpus di paesaggi di quei medesimi territori, che egli dipinse durante tutto l'arco della vita. Si può affermare, senza dubbio, che le sue composizioni di frutti risalgano soprattutto al periodo giovanile e si protraggano all'incirca, fino alla fine degli anni Venti del XX° secolo. 

Uno dei primi quadri ad olio in cui compaiono pomi lo dipinse nel 1919 (Nota 3): sebbene intriso di estetica metafisica, rimane un'evidente ammirazione per lo stile di Cèzanne  (Nota 4) che influenzò l'artista bolognese nei primi anni del suo esordio, dopo gli studi accademici. Nonostante ciò è già presente in Morandi un modus operandi personale che, successivamente alla sperimentazione contemporanea a De Chirico e Carrà, elabora una cultura tecnica del tutto autonoma, acquisita anche grazie all' attenta analisi dei grandi maestri dell'antichità quali Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Paolo Uccello.            

G. Morandi, Natura morta, 1919             P. Cèzanne, Mele e arance (particolare), 1900/1905

Cèzanne affermava di voler rivelare nella mela il suo essere mela, in quanto essa rappresenta l'anima stessa dell'oggetto; l'artista bolognese, dall'inizio degli anni Venti in poi, si consacra alla più naturale disposizione verso il mondo degli oggettiri creati nella loro intimità di luce ed ombra e così, intatta, resterà la sua concezione, anche negli anni a seguire.

Giorgio Morandi, sin dall'età di 23 anni trascorse le sue estati sui monti di Grizzana, un territorio che amò intensamente, dove ebbe il privilegio di attingere a tutti quegli elementi del paesaggio che potessero soddisfare la propria natura incline alla contemplazione.

Nel secolo scorso il panorama di Grizzana Morandi -oggi circondato dai due grandi Parchi Naturali Provinciale e Regionale di Montovolo e Montesole- era caratterizzato da coltivazioni di esemplari che l'artista potè conoscere e ritrarre in molti dipinti di natura morta o di paesaggio ma che oggi, nel nuovo millennio, sono quasi scomparsi.

I filari di piante (Nota 5) che l'artista osservava con il cannocchiale, per cogliere in natura quegli stessi schemi segreti e corrispondenze che stavano dietro la composizione dei suoi quadri, non esistono più, come non si estendono più i grandi campi di cereali o le coltivazioni di frutta autoctona, dalle origini che si perdono nella notte dei tempi: la mela Rosa Romana, ad esempio, una varietà dalle piccole dimensioni tondeggianti e colore roseo/rossastro, caratterizzata da un gusto succoso e dissetante o ancora, certe particolari varietà di pere che ai nostri giorni sono, oramai, in via d'estinzione. 

                                                                                                   G. Morandi, I Filari  delle Lame, 1943 

La storia dell'arte ci racconta di una ricca e straordinaria tradizione nella rappresentazione dei prodotti della natura immortalati, sin dalle epoche più remote, dai maestri della pittura (Nota 6). Per un certo lasso di tempo, a partire dal Cinque/Seicento, il soggetto di natura morta è considerato un genere 'minore', destinato a due tipi di committenza: la chiesa da un lato, che utilizza la natura soprattutto per raffigurare valori simbolico/religiosi e la ricca borghesia la quale, in un'epoca in cui i costi proibitivi dei manufatti pittorici cominciano a venir meno, inizia a circondarsi di generi artistici in qualche modo, rappresentativi di se stessa e del suo modus vivendi.

                                                                                    B. Armotori,  Frutti in un bacile (particolare), XVII° sec.

Il modello simbolico, nella rappresentazione della natura, permane nella committenza a carattere religioso: un tipico esempio è costituito dalle bellissime Madonne con la mela, simbolo del mistero della conoscenza del bene e del male, che dal medioevo in avanti, furono rappresentate dai più grandi maestri dell'arte italiana, come il Bellini o il Parmigianino, fino al Crivelli, per citarne solo alcuni  (Nota 7) . 

                                                                        C. Crivelli, Madonna col Bambino che regge una mela, 1480 


Per quanto riguarda la mela Rosa Romana, tipica della collina appenninica, se ne rileva un'antica raffigurazione pittorica di Bartolomeo Bimbi - attivo alla corte medicea sotto Cosimo III- risalente al 1696, in cui la Rosa Romana è immortalata accanto a numerose varietà di pomi fino ad allora conosciute: infatti il Bimbi lavorò accanto al botanico di corte, Antonio Micheli, all'illustrazione delle specie di piante. (Nota 8). 

In epoca moderna si è data libera interpretazione alla raffigurazione della natura, togliendo l' esclusiva alla simbologia e ai significati allegorici ma gli artisti hanno continuato a dipingerne la bellezza codificandola e decodificandola secondo i propri, personali, cànoni espressivi. Giorgio Morandi, nel suo intimo studio della natura  (Nota 9), ha contribuito efficacemente a custodire il valore di conservare e non trascurare l'importanza delle cose semplici: il suo contributo lo ha concretizzato nella personalissima poetica pittorica, attraverso nature morte e paesaggi, in particolare quelli che visualizzano l'Appennino come luogo dell'anima e dell'introspezione: un segno inequivocabile che l'uomo è strettamente legato alla natura, alla terra e alle tradizioni, quelle che dalla fatica della terra, si sono trasmesse nel lungo corso secoli, arricchendo ed impreziosendo il nostro patrimonio culturale. Non possiamo permetterci di cancellare la memoria, poiché la memoria siamo noi e memoria saranno le future generazioni ; solo così si può parlare di vero progresso e civiltà .

                                                                                             G. Morandi, Natura morta, 1927  

-Nota 1: Ia Mostra dei Carracci al'Archiginnasio di Bologna . 1 sett./31 ott.1956. A cura di G.C.Cavalli . Catalogo di Arcangeli, Cavalli, Calvesi Emiliani . Sovrintendente :Cesare Gnudi. L'opera di Ludovico Carracci è stata individuata, grazie alla collaborazione dello storico dell'arte Angelo Mazza a cui l'autrice del testo ha fatto richiesta di ricerca nel catalogo del 1956. Si tratta dell' 'Allegoria della Provvidenza' di Ludovico Carracci ,(1604/1605), conservata ai Musei Capitolini, Roma .(Fig.1, particolare )

-Nota 2: L. Magnani R.- Il mio Morandi . Un saggio e 58 lettere. Collana Saggi n. 646. Einaudi 1982, Torino.

-Nota 3: [Fig.2] G. Morandi: Natura morta - Olio su tela,cm. 45x59- Anno 1919. Pubblicata su Art Dossier 'Morandi ' . A cura di M. Pasquali. Giunti Editore, n.50, pag. 27.1985

- Nota 4: [Fig.3] P. Cèzanne: Mele e arance (Particolare)-Olio su tela, cm.73x93. Anno 1900/1905. Opera pubblicata su' I Maestri del Colore', n.186 - Cèzanne. F.lli Fabbri Editori, Mi, 1966 .

-Nota 5: [Fig.4] G. Morandi: I Filari delle Lame - Olio su tela- cm- 43x52. Anno 1943. Pubblicata su 'I Maestri del Colore' . Morandi . F.lli Fabbri Editori, Mi , 1966.

-Nota 6 : [Fig.5] Bartolomeo Armotori: Frutti in un bacile, un gatto che ruba un volatile, formaggio e sedani. (Particolare) - Olio su tela, cm 92x148. Sec. XVII°. Opera pubblicata su La natura morta in Italia-Tomo I, A cura di Francesco Porzio , Electa editrice Mi, 1989

-Nota 7: [Fig.6] Carlo Crivelli: Madonna con bambino che regge una mela- Tempera e oro su tavola, cm.40x33 - Anno 1480. Londra , Victoria e Albert Museum.

-Nota 8: Bartolomeo Bimbi realizzò un' opera pittorica denominata 'Mele', Olio su tela - Anno 1696 - Conservato Museo della natura morta, Vi lla medicea, Poggio a Caiano (Fi) che raffigura più di cinquanta varietà di mela.

-Nota 9: [Fig.7] Giorgio Morandi : Natura morta - Olio su tela - Anno 1927. Pubblicata su 'Morandi ' catalogo Generale di L.Vitali, Electa, Mi, 1977, (foto n. 118)

                                                                                    Anna Rita Delucca, ottobre  2018 (Copyright)                                                                   

Questo  testo  è stato pubblicato in:

Comune di  Grizzana Morandi ,città metropolitana di  Bologna-Seminario -Progetto di  valorizzazione della Mela Rosa Romana nell'Appennino bolognese, 11 novembre 2018. In collaborazione con il Dipartimento  di  Scienze Agrarie-Area Arboree,Università di Bologna e Unione Comuni della Valle del Reno

 Pubblicato In versione ridotta su: 

Le Buone Notizie. Rivista mensile di  cultura, attualità e costume, diretta da G.Albèri, anno XVI°,n.4, aprile 2019

 e su : www.Ingresso-Libero.com, rivista bimestrale  on line, di  arte e fotografia,  diretta da Paolo Bassi, marzo  2019

© 2021 Anna Rita Delucca. Tutti i diritti riservati
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia