Ilario Rossi
L'ultima intervista al pittore Ilario Rossi alla sua mostra antologica presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna, nel mese di giugno dell'anno 1994, poco prima della sua scomparsa avvenuta l'11 ottobre 1994
ILARIO ROSSI, di A.R.Delucca, Contemporart Rivista di Arte Cultura informazione Turismo, Anno X, N.13/33, Luglio - Settembre 1994, Edizioni Ghirlandina, Nonantola (Mo), pp. 43, 44, 45
Ilario Rossi
E' una carrellata di novantasei dipinti in cui prevalgono i temi di paesaggio:" ...Famigliari - scrive Pier Giovanni Castagnoli, curatore del catalogo della mostra - come la "Scuola di paese" (1955) che incombe con la sua mole squadrata e priva di attrattiva, sul piano accostato allo sguardo, tanto diversa, tanto meno solenne in quella sua feriale, 'normale 'vicinanza alla fantasmatica 'lontananza' delle case di Morandi, arroccate sui crinali delle colline di Grizzana, prossimi come la trama dei tralci spogliati delle viti in "Periferia"(1943) che costituisce una presenza veritiera e tangibile...".
Particolarmente interessanti sono le opere degli anni Cinquanta e Sessanta, frutto di un originale rapporto con i canoni dell'arte informale.
Cromatismi vivaci, immagini di case ed argini costruite su straordinari accordi di colore che variano dal bianco abbagliante al grigio, al nero più cupo, azzurri intensi, gradazioni di verdi ,terre brune che si accendono di rosso e di viola. Tutta la pittura di Rossi è il risultato di una profonda ricerca per giungere all'espressione di un equilibrio , di un' armonia, ma soprattutto di quell'emozione pura che scaturisce dalla natura stessa delle cose. Questa ricerca è cominciata sin dagli anni giovanili quando era studente presso l'Accademia di Belle Arti, a Bologna e sotto la guida di Morandi, imparava a conoscere i caratteri compositivi del francese Cèzanne. Ma l'allievo ha presto raggiunto la propria dimensione artistica e già nel primo dopoguerra era uno dei fondatori della famosa galleria "Cronache", insieme a Borgonzoni, Mandelli, Minguzzi, Ciangottini e Carlo Corsi. Nell'arco della sua carriera ha conseguito numerosi successi di cui fanno parte le Biennali veneziane che tra l'altro ha presenziato dal '35 al '58,poi ancora nel '64 e le Quadriennali romane dal '39 in avanti. Ha tenuto diverse personali in Italia e all'estero: alla Mistral di Bruxelles, a Johannesburg, a Chicago, a Zagabria; è tuttora membro del Comitato Italiano per le arti figurative all'Unesco, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Bologna e titolare di cattedra all'Accademia di Brera.
Abbiamo intervistato il Maestro alla Galleria d'Arte Moderna e siamo rimasti affascinati dalla sua personalità affabile, cortese e insieme ironica che evidenzia sin dal primo impatto una grande vitalità di spirito per quanto l'aspetto sia composto e non privo di una certa autorevolezza.
-Sembra però che presto sarà trasferita in zona centro proprio perchè l'attuale posizione periferica non favorisce affatto l'affluenza di pubblico: a proposito di questo lei ritiene che la frequentazione delle mostre d'arte contemporanea sia soddisfacente?
Un po' schivo sì, gli dava fastidio che certi pittori bolognesi e certi critici lo chiamassero "la pungaza d' la Fundaza" ( il topo di via Fondazza)....però questo non scrivetelo...E' per questo che si arrabbiava e litigava con Bertocchi, con Corazza, con Guidi, ma Guidi è venuto dopo. Del resto era quasi logico, sa...due artisti così...uno più bravo dell'altro! Alla fine si sono incontrati, anzi, scontrati! Però le ragioni vere dello scontro potrebbero essere dovute ad una sostanziale differenza di carattere .Io personalmente, di Morandi ho un ricordo positivo, era veramente cortese ma ogni tanto, aveva degli scatti inaspettati: ad esempio quando a scuola noi allievi ci recavamo nell'aula di stampa, con le nostre lastre, lui controllava tutto e se qualcuno fumava una sigaretta, si arrabbiava perchè lì c'era la benzina, era molto catastrofico ...diceva sempre: "Sai, nel 1902, o 1903, non ricordo - così, senza la ERRE - è venuto giù un palazzo alto ...." Cosa c'entrava poi! Però era fatto così, catastrofico, pensava ai disastri. Non aveva mica torto comunque, infatti nell'aula d'incisione si usava la benzina e sopra, c'era la pinacoteca!
-Tornando a lei: guardando i suoi lavori si ha la sensazione di un legame piuttosto stretto con la natura.
Io abitavo in una strada, via Beretta Rossa, in Santa Viola, dove possedevo un podere immerso nel verde, tra campi e alberi da frutto: di là io vedevo San Luca. Quante volte ho ritratto San Luca guardando la collina dall'ammezzato di casa, che per me rappresenta la giusta misura, la giusta posizione per riprendere i paesaggi: i miei quadri infatti non si discostano da questa regola. Tutto ciò però non si è mai verificato per un preciso intento meditato, studiato appositamente, in realtà è un'esigenza nata spontaneamente nella mia pittura.
- Come mai la figura umana è sempre assente dalla sua pittura di paesaggio?
-Chi è l'artista, per Ilario Rossi?
Uno che mangia quando può ...no, no - dice sorridendo - l'arte, anzi, la pittura è la cosa più bella in assoluto e a me fa provare l'emozione più grande che l'uomo possa provare
-Chi è il critico secondo lei, come deve operare?
Ilario Rossi, Bologna 1911/ 1994