La città emiliana della cultura per eccellenza, Bologna la dotta, terra natìa di grandi artisti e letterati, pare che negli ultimi anni abbia perso di vista un personaggio originalissimo e assolutamente importante per la storia dell'arte e della cultura non soltanto regionale ma italiana: De Vita infatti fu l'allievo prediletto di Giorgio Morandi; nell'insieme fu pittore, scultore, scenografo e costumista attivo a pieno ritmo tra gli anni Cinquanta e Ottanta quando ideava straordinarie messe in scena di grandi spettacoli teatrali come la celebre Turandot, chiacchieratissima all'epoca (1970), proprio per la particolare veste artistica che egli adattò a tutto l'apparato e ai costumi inventandosi un insolito gioco di immagini giustapposte, apparentemente assurde, dalle tonalità violente, vivaci, carnevalesche e disordinate; maschere in cui la finzione, portata all'esasperazione, finiva con l'entrare in simbiosi col vero.
L' originalità e la genialità di De Vita consiste, a nostro avviso, nell'essere riuscito a trasformare tutte le forme artistiche che eseguiva, dall'incisione alla pittura, dall'opera plastica alle scene teatrali, in realizzazioni dettate da una sola, originalissima logica d'azione.
Si deve perciò asserire che a De Vita le categorie dell'arte vanno strette: infatti la sua passionalità estroversa e tenebrosa si rifletteva nella creazioni ribelli, insofferenti e aristocratiche che la fantasia, fibrillante di sfrenata vocazione vitalistica, gli suggeriva.
Lo storico dell'arte Andrea Emiliani nel suo repertorio dedicato alle acqueforti 'mozzafiato' dell'artista marchigiano, nel '64 scrisse: "Così avviene che per l'incisore, più assai che pittore, ogni acquaforte sia il frutto di una scelta definitiva, irrevocabile e pertanto non in diversa direzione orientata e neppure allusiva ad altre possibilità non espresse e soltanto analogie".
La tecnica incisoria concepita, dunque, come scelta finale: una scelta decisiva che pervade tutta la vita artistica di questo straordinario personaggio, una scelta che, a nostro parere, si è ripercossa in tutte le svariate modalità creative di cui De Vita si serviva: la forza d'espressione, la linea netta e il taglio marcato che imprimeva in tutte le forme da lui ideate e realizzate denotano l'assoluta originalità e l'incisività del suo essere, come pure del suo fare, arte.
Dal 15 marzo al 27 aprile, presso il Museo Civico Archeologico di Bologna, una carrellata dedicata alla scultura, da De Chirico a Murer, da Cassinari a Manzù, intitolata " L' anima e le Forme : scultori in fonderia" permette di ammirare anche l'arte di Luciano De Vita. Un vero peccato rinunciarvi!
Anna Rita Delucca (1997) Copyright