MIHO OKAI

Simbologia  della vita 

Miho Okai. Simbologia  della vita, di Anna Rita Delucca, Contemporart, Rivista di Arte Cultura Informazione Turismo, Edizioni Ghirlandina Nonantola (Mo).Anno XI, N. 15/35, Gennaio -Marzo 1995, pp.33,34,35.

Presso il museo di Montelupo Fiorentino si è svolta la mostra personale della ceramista giapponese Miho Okai che inoltre ha esposto insieme ad altri quindici scultori come Antonio Recalcati, Jean Derval, Betty Woosman, alla collettiva organizzata presso la galleria Guidi di Firenze per celebrare la ventennale attività del direttore del Museo di Ceramica Faentina, Giancarlo Bojani (mostra che andrà ad inaugurare nella prossima primavera il nuovo museo di Arti Applicate a Viterbo).
Nonostante la sua giovane età, Miho ha partecipato a più di trenta esposizioni, tra collettive e personali in Italia, Germania, Giappone ed Egitto riscuotendo numerosi successi tra cui il premio Targhe d'0ro al XXIV° Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte di Gualdo Tadino e quello per la Mostra Ceramica S. Stefano di Camastra, in Sicilia.

Nata a Kobe nel 1965, figlia d'arte (il padre è un affermato designer, la madre è stilista) si è laureata in Belle Arti presso l'Università di Kioto specializzandosi in Ceramica Industriale e Museologia, nel 1988.
Dopo aver insegnato presso l'Accademia Asya Art, grazie alla borsa di studio conferitale dal Ministero Italiano per gli Affari Esteri, si è trasferita a Faenza specializzandosi all'Istituto d'Arte Ceramica "G.Ballardini".
Alcune opere dell'artista sono conservate presso il Museo di Montelupo, al Circolo faentino degli Artisti e al Museo di Belle Arti di Camastra.
Attualmente lavoro presso lo studio di Umberto Santandrea, nel centro di Faenza dove, tra l'altro, realizza serie limitate di stemmi in ceramica per le Forze dell'Ordine Carabinieri e Guardia di Finanza di Roma.

La ceramica possiede una straordinaria qualità, l' 'infinitezza' della materia stessa che sin dall'antichità ha permesso all'uomo di utilizzarla sia artigianalmente, sia per opere d'arte con finalità prettamente estetiche.

 La creatività di Miho Okai si esprime attraverso l'uso del refrattario cotto al calore di circa 1000-1100 gradi, smaltato e decorato (spesso con oro e platino). La tecnica di cottura ad alta temperatura è comune a quella del suo amico e maestro Carlo Zauli, creatore delle famose "Colonne Modulari " in grès che nascono da una ricerca formale d'elementi semplificati, tendenti alla realizzazione di una funzione astratta dell'arte. Ma le sculture di Miho hanno una prerogativa del tutto individuale, ne' astratta, ne' propriamente figurativa: sono piuttosto espressioni di un mondo idilliaco/fantastico fatto di natura, fiori, figure angeliche e soprattutto di pesci che, secondo il pensiero orientale, sono il simbolo della vita.

Abbiamo raggiunto l'artista nel suo studio faentino:

-Come riesce a conciliare nelle sue opere l'arte italiana e quella giapponese, tanto diverse nella propria sostanza?
Di solito i ceramisti occidentali sono incuriositi dalle tecniche della cultura orientale, noi, al contrario, osserviamo le vostre...Non è poi così strano...Io, da parte mia, ho scoperto qui in Italia l'esistenza di un materiale adatto ai miei lavori, il refrattario di Montelupo.
-Carlo Zauli predilige il grès

Infatti dicono che sia l'inventore della scultura contemporanea realizzata in grès. Pensi che in Giappone disponiamo soltanto di questo tipo di materiale: non abbiamo molte possibilità di scelta. Purtroppo si tratta di un materiale rigido e pesante per le mie sculture che devono invece necessariamente risultare fluide, leggere poichè nascono come espressione di una volontà dello spirito ad elevarsi, a salire in libero volo verso il cielo.

 -Come definirebbe la sua creatività e il suo rapporto con l'arte figurativa?

Credo che il mio modo di fare arte sia innovativo: io non creo opere figurative, più che altro lo definirei tendenza al ritorno alle origini che prende ispirazione da ciò che mi circonda, dall'umanità, dalla vita, dal bene e dal male; il pensiero è sensibile a queste cose, perciò i miei lavori evidenziano quello che la mia anima sente.

- Superficialmente ciascuno di noi mostra agli altri un mondo esteriore, adeguato al  sociale  ma esiste anche un mondo nascosto, la nostra interiorità: è questo che voglio esprimere certe sue opere come "Il Mio Posto"?


Esattamente, ogni uomo possiede un mondo segreto che appartiene soltanto a lui: è il mondo dell'anima e della fantasia. L'arte è l'unico mezzo che può esprimere questo mondo.

- Lei si occupa anche di pittura. Quale di queste forme d'arte, pittura e scultura, l'una più limitata al colore, l'altra malleabile e a tutto tondo, predilige?

Dipingere per me è un diversivo anche se il mio approccio con l'arte è nato proprio attraverso l'uso dei pennelli, tanti anni fa, quando ero ancora bambina. Il mio lavoro è basato sulla scultura ceramica e sull'istallazione: questo perchè ho sempre sentito il bisogno di costruire lo spazio in ogni sua dimensione, senza limitazioni di sorta.

- Figure umane, oggetti, pesci, galline, uova che si schiudono, si ripetono assiduamente liberi o mescolati tra loro o addirittura sovrapposti come a voler creare un mondo che non c'è


Sogno di vivere nella realtà quello che la realtà non possiede. La fantasia supera i limiti della realtà liberando la sua essenza.

- Questo la fa sentire più vicina a certi canoni del Surrealismo oppure è più consono alla sua cultura d'origine, quella orientale?

Per certi versi potrei rispondere affermativamente sul collegamento col Surrealismo ma la mia filosofia è legata, di fatto, al Buddismo, la mia religione. Noi crediamo nella reincarnazione; la coda di pesce che appare, spessissimo, nelle mie opere è simbolo di vita, l'eterno: ciò che non muore è dentro allo spirito e nella fantasia. L'uovo è la nascita, forza di vita e io lo rappresento nei miei quadri, nelle mie sculture.

- Il colore: i suoi quadri risaltano per le tinte accese e vivaci mentre le sculture hanno tonalità molto delicate

Come ho già detto per me dipingere è uno svago perciò adopero il colore con libertà. Nella ceramica tutto cambia: qui ciò che conta è la materia, soltanto la materia deve regnare e io non voglio ucciderla con i colori.

- Che cos' è l'arte per lei?


Non è una domanda facile. Io provengo da una famiglia di artisti, ho avuto la fortuna di apprendere l'arte da maestri famosi, il mio obbiettivo è quello di perfezionare il rapporto tra spirito e natura.

- Certe sue opere come "L'incarnazione "seguono i canoni dello spiritualismo buddista: vi sono opere legate alla religione occidentale ?

Secondo la mia religione la reincarnazione è eternità spirituale. in certi miei lavori si sente l'influenza dell'occidente e della cultura cattolica che fonda l'esistenza umana in funzione del Paradiso, meta dell'anima dopo la vita terrena. E' una concezione positiva e fantasiosa come le figure angeliche che ispirano tante mie opere.la religione buddista, al contrario, concepisce una vita terrena successiva, dopo la morte: un fardello pesante da sopportare.

-Due parole per definire il suo paese oggi


Il Giappone è una terra molto diversa dal resto d'oriente e purtroppo questo paese sta perdendo i valori fondamentali che lo hanno caratterizzato sin dalle origini. L'uomo oggi è ormai come una macchina. I suoi obiettivi sono successo, carriera, lavoro, tecnologia. I valori umani vengono dopo e non contano più come un tempo. Qui in Italia invece, malgrado il progresso, si può ancora trovare calore umano e amore per l'arte, la gente si interessa, si organizzano mostre che sono anche veicolo d'incontro sociale: questo accade anche nel campo della ceramica. In Giappone il ceramista è ancora un artigiano, sebbene sia chiamato 'artista', perchè non crea arte per l'arte ma solo per l'uso quotidiano oppure per labili scopi decorativi. In fondo uno dei motivi per cui ho lasciato il mio paese è proprio questo: scarso riconoscimento al valore dell'arte.

                                                                                        Anna Rita Delucca ( anno 1995) Copyright

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